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giovedì 26 maggio 2016

BIBBIA APERTA Satira Giuseppe Trotta, SJ

BIBBIA APERTA 
Satira 
Giuseppe Trotta, SJ

Una delle caratteristiche del genio ebraico è senza dubbio lo humour, la capacità di ridere anche nelle e delle situazioni più penose e difficili da sopportare.  .... Sdrammatizzare, non prendersi troppo sul serio, saper ridere anche di quanto si ha di più prezioso, come le proprie tradizioni, guardandone il lato comico derivante dall’inevitabile imperfezione umana, è un modo sano di stare nel mondo e affrontarne le contraddizioni, rendendole vivibili. Lo chassidismo ci insegna che si tratta di un atteggiamento spirituale, al tempo stesso culturale e religioso, riguardante, cioè, più in generale la disposizione dell’uomo nei confronti del reale con i suoi limiti, e in particolare il modo in cui si mette in relazione con Dio e con le espressioni del culto.

".. Anche in tema di umorismo, la spiritualità ebraico-cristiana ha nella Bibbia la sua fonte di ispirazione, soprattutto quando si relaziona al potere nelle sue varie forme attraverso la satira.
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Satira e potere 

Il primo, infatti, a ridere dei tentativi umani di contrastare la sua azione nella storia e nel mondo è Dio stesso: Perché le genti sono in tumulto e i popoli cospirano invano? Insorgono i re della terra, i principi congiurano insieme contro il Signore e il suo Messia: «Spezziamo le loro catene, gettiamo via da noi i loro legami». Ride chi abita i cieli, il Signore si fa beffe di loro (cfr Salmo 2,1-4). 
In questo salmo Dio, sovrano di tutta la terra, interviene per difendere il re scelto come suo vassallo, ridicolizzando i suoi nemici. Ma quando i governanti di Israele esercitano il proprio potere in modo ingiusto e oppressivo, non esita a rivolgere il suo sarcasmo anche nei loro confronti. Così dice il Signore: Come il pastore strappa dalla bocca del leone due zampe o il lobo di un orecchio, così scamperanno i figli di Israele che abitano in Samaria nell’angolo di un letto, sulla sponda di un divano (cfr Amos 3,12). In questo oracolo del profeta Amos, i capi del popolo che nell’VIII sec. a.C. non governavano secondo giustizia, ritenendosi al sicuro, come se Dio non vedesse i loro misfatti, sono presi in giro dal Signore, il quale si presenta a loro come un pastore le cui pecore sono state assalite da un leone e che mostra al proprietario del gregge i resti degli animali sbranati per testimoniare la propria innocenza! Nessuno, quindi, sia dentro, sia fuori Israele, viene risparmiato dalla sferza satirica se opprime il popolo invece di liberarlo, comportandosi in maniera diversa da quella in cui Dio stesso esercita il suo potere: il servizio. 
La satira biblica, però, non colpisce solo i governanti, ma include anche i sudditi. Se, infatti, l’idolo è così ridicolo come Eglon e gli altri potenti della terra, quanto più chi a lui si sottomette! Tuttavia, nel caso del popolo, lo sguardo ironico di Dio si fa compassionevole e lo spinge a intervenire in suo favore, marcando, così, la differenza fra l’umorismo esercitato da parte di chi si trova in una posizione di dominio e quello di chi, invece, è oppresso. Per i primi l’ironia è ipocrita e funzionale a mantenere lo status quo; per i secondi si tratta di autoironia liberante. 
Ora, Dio esercita la satira da una posizione di infinita superiorità, ma, nella lotta contro gli idoli, simulacri del potere, lo fa a partire dagli oppressi, quindi in una forma autoironica, cioè prendendo le distanze dal suo stesso potere e ribaltandone la prospettiva in quella dell’amore. Infatti, il suo intervento non instaura un ordine definitivo al quale tutti devono adeguarsi, ma ripristina una libertà vera, al punto che, dopo un certo tempo, il popolo torna a fare il male ai suoi occhi! Diversamente, Dio assumerebbe il ruolo di un idolo. Il suo obiettivo, invece, anche quando ride dei potenti della terra e del popolo, è di tenere gli uomini in una relazione vitale con lui e fra loro, sulla base di un amore libero e liberante. Per farlo assume un atteggiamento autoironico, di distacco da sé. Di conseguenza, questo vale anche per i suoi eletti: ad esempio, il profeta Elia, dopo aver schernito e ucciso i quattrocentocinquanta profeti di Baal, viene a sua volta messo in ridicolo per la sua paura di morire (cfr 1Re,18-19). 
Pertanto l’autoironia è il criterio di valutazione della satira, perché la mantiene all’interno del limite e la salvaguarda dalla sua stessa potenza, impedendole di snaturarsi e divenire essa stessa parte di un sistema oppressivo, che si chiude su di sé e fa morire le relazioni, invece di dar loro vita. Fondata sull’esercizio della compassione di Dio verso il suo popolo come limite critico di ogni altro potere, la satira biblica ha in se stessa il proprio criterio e principio regolatore: è autentica se liberante, se aiuta a prendere coscienza delle paure, dei condizionamenti oppressivi e di ogni forma di idolatria. 
Se la satira biblica ha un potere, è proprio quello di liberare l’uomo dalla logica del potere, ridendone insieme a Dio: «Dio ride. Ed essendosi sconsideratamente eletti come suo popolo, gli ebrei non possono che ridere di se stessi» (OVADIA M., L’ebreo che ride. L’umorismo ebraico in otto lezioni e duecento storielle, Einaudi, Torino 1998). 

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