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lunedì 16 maggio 2016

«Dobbiamo stare attenti a non identificare la pietà con quel pietismo, piuttosto diffuso, che è solo un’emozione superficiale e offende la dignità dell’altro.» Papa Francesco Udienza Giubilale 14 maggio 2016 (Foto, testo e video)

 Udienza Giubilare 
 14 maggio 2016 

Roma si è svegliata oggi sotto una pioggia battente, e così anche l’udienza giubilare di oggi – dopo l’udienza generale di mercoledì scorso – si è svolta in due luoghi. Lo ha ricordato il Papa, che prima di recarsi in piazza San Pietro ha salutato i malati e i disabili, con i loro familiari e accompagnatori, in Aula Paolo VI.

Il Papa è arrivato in piazza alle 9.45 circa per l’appuntamento con l’udienza giubilare di questo mese. Ad accoglierlo, una folla di ombrelli variopinti sotto i quali migliaia di fedeli hanno aspettato pazientemente l’arrivo del “padrone di casa”, abbandonando momentaneamente i parapioggia solo per immortalare il momento con i cellulari e gli altri dispositivi elettronici. Alla comparsa della jeep bianca nell’emiciclo berniniano, un saluto sotto forma di ovazione di applausi. Come di consueto, il Papa ha benedetto i fedeli con ampi gesti della mano, sorridendo, e si è concesso volentieri all’abbraccio con i più piccoli. Tra di loro, anche una bambina con fluenti capelli castani in divisa da maresciallo dei Carabinieri, che non contenta del primo saluto con Francesco ha chiesto l’aiuto dei solerti uomini della gendarmeria vaticana per replicare: vedendola arrivare di nuovo, il Papa le ha sorriso divertito accarezzandole il viso. Sceso dalla “papamobile”, Francesco ha compiuto l’ultimo tratto a piedi fino al centro del sagrato coperto da un ombrello offerto da un gendarme, che gli ha portato anche l’ormai famosa valigetta nera di pelle.


Guarda il video del saluto ai fedeli

Misericordia come Impietosirsi

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Non sembra tanto buona, la giornata [piove], ma voi siete coraggiosi e siete venuti con la pioggia. Grazie! Questa udienza si fa in due posti: gli ammalati sono nell’Aula Paolo VI, per la pioggia: sono più comodi lì e ci seguono con il maxischermo; e noi, qui. Siamo uniti, noi e loro, e vi faccio la proposta di salutarli con un applauso. Non è facile fare l’applauso con l’ombrello in mano!

Tra i tanti aspetti della misericordia, ve ne è uno che consiste nel provare pietà o impietosirsi nei confronti di quanti hanno bisogno di amore. La pietas – la pietà – è un concetto presente nel mondo greco-romano, dove però indicava un atto di sottomissione ai superiori: anzitutto la devozione dovuta agli dei, poi il rispetto dei figli verso i genitori, soprattutto anziani. Oggi, invece, dobbiamo stare attenti a non identificare la pietà con quel pietismo, piuttosto diffuso, che è solo un’emozione superficiale e offende la dignità dell’altro. Allo stesso modo, la pietà non va confusa neppure con la compassione che proviamo per gli animali che vivono con noi; accade, infatti, che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli. Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano senza aiutare il vicino, la vicina che ha bisogno… Così non va.

La pietà di cui vogliamo parlare è una manifestazione della misericordia di Dio. E’ uno dei sette doni dello Spirito Santo che il Signore offre ai suoi discepoli per renderli «docili ad obbedire alle ispirazioni divine» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1830). Tante volte nei Vangeli è riportato il grido spontaneo che persone malate, indemoniate, povere o afflitte rivolgevano a Gesù: “Abbi pietà” (cfr Mc 10,47-48; Mt 15,22; 17,15). A tutti Gesù rispondeva con lo sguardo della misericordia e il conforto della sua presenza. In tali invocazioni di aiuto o richieste di pietà, ognuno esprimeva anche la sua fede in Gesù, chiamandolo “Maestro”, “Figlio di Davide” e “Signore”. Intuivano che in Lui c’era qualcosa di straordinario, che li poteva aiutare ad uscire dalla condizione di tristezza in cui si trovavano. Percepivano in Lui l’amore di Dio stesso. E anche se la folla si accalcava, Gesù si accorgeva di quelle invocazioni di pietà e si impietosiva, soprattutto quando vedeva persone sofferenti e ferite nella loro dignità, come nel caso dell’emorroissa (cfr Mc 5,32). Egli le chiamava ad avere fiducia in Lui e nella sua Parola (cfr Gv 6,48-55). Per Gesù provare pietà equivale a condividere la tristezza di chi incontra, ma nello stesso tempo a operare in prima persona per trasformarla in gioia.

Anche noi siamo chiamati a coltivare in noi atteggiamenti di pietà davanti a tante situazioni della vita, scuotendoci di dosso l’indifferenza che impedisce di riconoscere le esigenze dei fratelli che ci circondano e liberandoci dalla schiavitù del benessere materiale (cfr 1 Tm 6,3-8).

Guardiamo l’esempio della Vergine Maria, che si prende cura di ciascuno dei suoi figli ed è per noi credenti l’icona della pietà. Dante Alighieri lo esprime nella preghiera alla Madonna posta al culmine del Paradiso: «In te misericordia, in te pietate, […] in te s’aduna quantunque in creatura è di bontate” (XXXIII, 19-21). Grazie.


Guarda il video della catechesi

Saluti:

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. ... 
Auspico che il Giubileo della misericordia, con il passaggio della Porta Santa, sia l’occasione per manifestare verso i fratelli la stessa pietà di Dio Padre, che sempre ci consola nelle difficoltà.

Saluto i giovani, gli ammalati e gli sposi novelli. Oggi è la festa di San Mattia, l’apostolo che da ultimo entrò tra i Dodici. Il suo vigore spirituale stimoli voi, cari giovani, specialmente gli studenti del Sacro Cuore e Paolo VI di Roma, ad essere coerenti con la vostra fede; il suo abbandono in Cristo Risorto sostenga voi, cari ammalati, nei momenti di maggiore difficoltà; e la sua dedizione missionaria ricordi a voi, cari sposi novelli, che l’amore è il fondamento insostituibile della famiglia.



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