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domenica 6 novembre 2016

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 49/2015-2016 (C) di Santino Coppolino



'Un cuore che ascolta - lev shomea'

"Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)



Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino


Vangelo:  
Lc 20,27-38



Nella storia del popolo di Israele ritroviamo la formulazione esplicita della resurrezione dei morti molto tardi, infatti l'idea della "resurrezione dei morti" appare per la prima volta nella S. Scrittura in Dn 12,2 e in Is 26,19. I Sadducei, ricchi possidenti facenti parte dell'aristocrazia sacerdotale, accettano come libro sacro solo il Pentateuco, negano vi sia una resurrezione dei morti, così come negano l'esistenza dell'anima e degli angeli. 
Tutto si sviluppa e termina su questa terra dove Dio premia con una vita bella e agiata i buoni, e distribuisce guai e sofferenze ai cattivi. Prendendo a pretesto la legge del levirato e rifacendosi ad una storia contenuta nel libro di Tobia (Tb 3,7-17), intendono far cadere nel ridicolo Gesù e allo stesso tempo l'idea della resurrezione. 
Sarà Gesù invece a ridicolizzare loro servendosi di un tipico ragionamento dell'esegesi rabbinica, citando la stessa Torah nella quale i sadducei affermano di credere. Gesù afferma che l'amore del Padre non si arresta davanti a nulla, nemmeno alla morte, in virtù della Sua promessa di vita e della Sua potenza vivificatrice. Se anche nella Torah poi è scritto che Egli " è il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe", rimanendo il loro Dio nonostante siano morti, allora significa che essi risorgono, perché diversamente non sarebbe il Dio dei viventi, ma dei morti. Gesù invece afferma, attraverso la più bella definizione su Dio, che Egli non è "il Dio dei morti ma dei viventi". La stessa fede di noi cristiani "ha il suo fondamento nella resurrezione di Gesù, principio e fine del dinamismo della vita di fede" (cit.). Per questo motivo infatti Paolo di Tarso potrà, con la parresia che lo contraddistingue, affermare che "se Cristo non è risorto vana è la nostra predicazione e vana  è anche la vostra fede, e voi siete ancora nei vostri peccati "(1Cor 15,14.17).