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domenica 2 aprile 2017

Giovanni Paolo II sempre nei nostri cuori!


Giovanni Paolo II
sempre nei nostri cuori!

Sotto l’occhio attento dei media di tutto il mondo, sabato 2 aprile 2005 si spegneva nel Palazzo Apostolico della Città del Vaticano la vita terrena del Grande Papa Giovanni Paolo II per tornare nella casa del Padre.

Mons. Leonardo Sandri, sostituto alla Segreteria di Stato, annunciò così la morte: 
“Carissimi fratelli e sorelle, alle 21,37, il nostro amatissimo Santo Padre Giovanni Paolo II è tornato alla Casa del Padre, preghiamo per lui”.
Fu cantata la Salve Regina e le campane della Basilica di san Pietro hanno suonato a lutto.

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Nel libro Lasciatemi andare il cardinale Angelo Comastri ricorda la morte di Karol Wojtyla, le sensazioni provate in quei giorni e il grande afflusso di fedeli che arrivò a San Pietro per salutare un padre che aveva ricondotto molti alla fede

... La sera di quel giorno, piazza San Pietro spontaneamente si riempì di una folla strabocchevole: pregammo insieme il santo Rosario con voce sommessa e con emozione visibile, mentre le finestre illuminate della camera del Papa sembravano due occhi che ci guardavano e ci accarezzavano e ci benedicevanoconsegnandoci il messaggio dell'inizio e della fine del Pontificato: «Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!».

Quasi per impulso, mi permisi di dire al microfono: «Le parole con cui Giovanni Paolo II ha iniziato il pontificato in questa piazza nel lontano 16 ottobre 1978, ora hanno per lui un significato tutto particolare: in questo momento Cristo gli sta spalancando le porte del Paradiso, mentre Maria l'aspetta sorridente sulla porta per abbracciarlo e introdurlo nella festa dei santi».

Ciò che accadde il giorno dopo e nei giorni successivi noi lo sappiamo: ormai appartiene alla storia e all'archivio delle nostre coscienze. Mi limito a raccontare due episodi dei quali sono stato testimone.



Giovanni Paolo II: mons. Oder (postulatore), “il suo grido ad aprire porte a Cristo con Papa Francesco è invito ad autenticità e ad accogliere altri”

“Questi anni ci hanno fatto capire come Giovanni Paolo II sia entrato nel cuore della gente, conviva con noi e la sua memoria sia sempre viva. L’affetto per lui è dimostrato dalle persone che visitano la sua tomba e invocano la sua intercessione”: lo dice al Sir mons. Slawomir Oder, postulatore della causa di canonizzazione di Papa Wojtyla, alla vigilia del 12° anniversario della sua morte, avvenuta alle 21,37 del 2 aprile 2005. “Il sentimento provato al momento della sua scomparsa, cioè la perdita di una persona cara, rimane – afferma mons. Oder -, ma nella consapevolezza che comunque ci è vicino e accompagna il nostro cammino. Come postulatore, posso dire che ancora oggi, dopo tanti anni dalla sua morte, ricevo ancora tanti segni di affetto nei confronti di Giovanni Paolo II e lettere da depositare sulla sua tomba, che è meta di tanti pellegrinaggi. Papa Wojtyla ha segnato un’epoca della vita della Chiesa e generazioni di cristiani: certamente, lo portiamo nel nostro cuore”.

Oggi, nella Chiesa di Papa Francesco, cosa può dire ancora Giovanni Paolo II? “Il messaggio centrale della Chiesa, che Papa Francesco – risponde mons. Oder – continua a interpretare, secondo il suo proprio carisma e arricchendolo con la propria esperienza, sapienza e santità. Il grido che abbiamo sentito all’inizio del pontificato del Papa polacco – ‘Non abbiate paura. Aprite le vostre porte a Cristo’ -, oggi nella Chiesa guidata da Papa Francesco lo sentiamo costantemente come un invito all’autenticità della vita e dello spirito cristiano e a riconoscere la presenza di Cristo nella Chiesa e nei nostri fratelli che vivono nelle difficoltà”.
(fonte: Sir)

Il 2 aprile di 12 anni fa, tornava alla Casa del Padre San Giovanni Paolo II. Si concludeva così uno dei Pontificati più lunghi e straordinari nella storia della Chiesa. La memoria di Karol Wojtyla è oggi quanto mai viva tra i fedeli che, in tanti aspetti, trovano una consonanza tra il Papa “venuto da un Paese lontano” e quello “venuto quasi dalla fine del mondo”. Alessandro Gisotti ha chiesto una riflessione a mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, che proprio da Papa Wojtyla fu nominato vescovo nel 2000

R. - Siamo di fronte ad un testimone della fede cristiana che ha saputo darle quella dimensione di universalità che oggi vediamo riflessa anche nel Pontificato di Papa Francesco. E se potessi trovare una fonte comune, a parte il Vangelo, ovviamente, direi che il Concilio Vaticano II resta per ambedue una sorta di stella polare. Mi ha fatto impressione il fatto che Papa Giovanni Paolo II fece il suo primo Sinodo sulla famiglia; la stessa cosa è accaduta con Papa Francesco: anche per lui il primo Sinodo fu sulla famiglia. E allora è importante vedere un filo rosso che lega, anche questo tema, come in uno sviluppo non in una ripetizione pedissequa, ma in una crescita. E c’è allora un passo di crescita partendo dalla Familiaris consortio e giungendo sino all’Amoris Laetitia; c’è una continuità che io credo vada riscoperta per cogliere la ricchezza del magistero papale in questi ultimi decenni.

D. - Di tanto in tanto alcuni esperti di vario genere si concentrano sulle presunte discontinuità tra Wojtyla e Bergoglio. Poi vediamo per esempio, invece, che nella gente, nel popolo di Dio, queste due figure si sono sentite molto vicine …



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