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sabato 22 aprile 2017

Ministri dal cuore giovane, in una Chiesa giovane e dei giovani di Bruno Forte, Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto

Ministri dal cuore giovane, 
in una Chiesa giovane 
e dei giovani 
di Bruno Forte, 
Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto



Omelia per la Messa Crismale 
Giovedì Santo, 
13 Aprile 2017





Cari Sacerdoti e Diaconi, 
cari Religiosi e Religiose, 
cari Fedeli! 
La celebrazione di questa Messa Crismale s’inserisce nel cammino tracciato da Papa Francesco in vista del Sinodo dei Vescovi 2018, dedicato alla trasmissione della fede ai giovani e al loro discernimento vocazionale, e in preparazione alle prossime Giornate della Gioventù. Nella lettera indirizzata ai giovani incamminati verso la Giornata Mondiale che si terrà a Panama nel 2019, il Papa indica in Maria, Vergine e Madre, il modello cui guardare: è Lei ad animarci “con la stessa fede che esprime nel suo canto di lode: «Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente» (Lc 1,49)”. Francesco aggiunge che Maria “sa rendere grazie a Dio, che ha guardato la sua piccolezza, e riconosce le grandi cose che Egli realizza nella sua vita; e si mette in viaggio per incontrare sua cugina Elisabetta, anziana e bisognosa della sua vicinanza. Non resta chiusa a casa, perché non è una giovane-divano che cerca di starsene comoda e al sicuro senza che nessuno le dia fastidio. È mossa dalla fede, perché la fede è il cuore di tutta la storia di Lei, nostra Madre”. L’invito diventa allora esplicito: “Cari giovani, anche Dio vi guarda e vi chiama, e quando lo fa vede tutto l’amore che siete capaci di offrire. Come la giovane di Nazareth, potete migliorare il mondo, per lasciare un’impronta che segni la storia, quella vostra e di molti altri. La Chiesa e la società hanno bisogno di voi. Con il vostro approccio, con il coraggio che avete, con i vostri sogni e ideali, cadono i muri dell’immobilismo e si aprono strade che ci portano a un mondo migliore, più giusto, meno crudele e più umano”. Affidandosi alla Vergine santa, “Madre buona che ascolta, abbraccia, vuole bene e cammina con noi”, sarà possibile per noi, per tutta la Chiesa e per i giovani di tutto il mondo vivere un vero e proprio pellegrinaggio di speranza, di fede e di amore verso la Giornata Mondiale della Gioventù del 2019. Ispirandomi a questo messaggio, come pure al documento preparatorio al Sinodo dei Vescovi del 2018 intitolato “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, vorrei proporre una triplice riflessione nell’omelia di questa Messa Crismale: la prima riguarda l’esigenza che siamo noi per primi, ministri del Signore, ad avere un cuore giovane, aperto e sensibile all’eterna giovinezza di Dio; la seconda è che tutta la nostra comunità ecclesiale si rinnovi in uno slancio di sempre nuova giovinezza, nutrito da Cristo, eternamente giovane, che si offre a noi nella Sua Parola e nel Pane di vita; la terza riguarda direttamente i giovani, che dovranno essere non solo i destinatari della nostra attenzione, ma anche e soprattutto i protagonisti in prima linea del rinnovamento e della conversione richiesti dal Dio vivente. Ad avere un cuore nuovo, aperto alla novità sempre nuova dell’amore del Signore, ci invita il profeta Isaia nella prima delle letture che abbiamo ascoltate (61,1- 3.6.8b-9): “Lo Spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore…”. Quando lo Spirito di Dio scende sulle acque nel primo mattino del mondo opera le meraviglie della prima creazione; quando scende a Pentecoste su Maria e gli Apostoli riuniti nel Cenacolo inaugura visibilmente la nuova creazione; quando lo accogliamo in noi, consacrati nell’acqua della vita e ministri e sacerdoti dell’Altissimo, lo Spirito ci rende nuovi, di una novità che è dono, grazia, bellezza e gioia superiore a ogni aspettativa e possibilità umane. Chi vive nella docilità allo Spirito ha un cuore sempre nuovo, che si lascia creare e ricreare da Dio secondo la Sua volontà, che irradia la gioia dell’Eterno e tira nel presente degli uomini qualcosa della promessa, futura bellezza della Città celeste. Il cuore nuovo che ci viene donato e richiesto esige, allora, un continuo ascolto del Signore, un’apertura orante, fedele e generosa, alla Sua azione, una perseveranza nella preghiera e nella carità, che non ci consenta di chiuderci, di irrigidirci nella difesa di sicurezze senza anima e cuore, ma ci renda pellegrini del Dio vivo, prigionieri della speranza, testimoni luminosi che anticipano nel tempo le luci della futura Gerusalemme celeste. Sacerdoti dal cuore nuovo, reso tale dallo Spirito, invocato e accolto in noi nella fedeltà dei giorni, potremo essere anche i pastori che rinnovano la Chiesa santa di Dio e ne fanno il popolo della nuova alleanza, nella novità di un amore riscoperto e accolto sempre di nuovo. Ci aiuta a comprenderlo la seconda delle letture ascoltate, tratta dal libro dell’Apocalisse (1,5-8): dopo averci augurato la grazia e la pace che vengono da Gesù Cristo, “il testimone fedele, il primogenito dei morti e il sovrano dei re della terra”, il testo - descrivendo lo splendore della liturgia celeste - ci ricorda che “Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre”, invitandoci a dare “a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli”. Egli è venuto, viene e verrà a radunare tutte le tribù della terra, chiamandole a conversione e vita nuova in Lui, “l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!”. Questo popolo adunato in Cristo è la Chiesa dell’amore, la comunità dell’alleanza nuova e definitiva, che avanza pellegrina nella storia continuamente rinnovandosi nell’ascolto della Parola del Suo Signore, nella grazia dell’acqua che rigenera e nella forza del pane dei pellegrini, che sempre di nuovo la nutre. Proprio così, la Chiesa è chiamata a incessante conversione e riforma, “semper renovanda et purificanda”, popolo in cui nessuno può vivere di rendita, pena la perdita del soffio divino che la guida, e dove tutti sono chiamati a costante rinnovamento e continua purificazione, incamminati nel pellegrinaggio verso la Città celeste. Proprio così, la Chiesa è figura e anticipazione della patria nel tempo dell’esilio, e il suo impegno continuo a cogliere i segni dei tempi e a corrispondervi nell’audacia e nella generosità del cuore la fa crescere verso il domani promesso e sperato: come afferma il Concilio Vaticano II, “nella Chiesa, con l’assistenza dello Spirito Santo, cresce la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, sia con la contemplazione e lo studio dei credenti che le meditano in cuor loro (cfr. Lc 2,19 e 51), sia con l’intelligenza data da una più profonda esperienza delle cose spirituali, sia per la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma sicuro di verità. Così la Chiesa nel corso dei secoli tende incessantemente alla pienezza della verità divina, finché in essa vengano a compimento le parole di Dio” (Costituzione sulla Divina Rivelazione Dei Verbum, 8). È infine la pagina evangelica che abbiamo ascoltato ad aiutarci a comprendere in che senso la giovinezza della Chiesa abbia bisogno dei giovani e li coinvolga: nel brano del Vangelo secondo Luca (4,16-21) ci è presentata la scena di Gesù che a Nàzareth, dove era cresciuto, entra di sabato nella sinagoga e si alza a leggere. Gli viene dato il rotolo del profeta Isaìa ed egli proclama il passo in cui è scritto: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore” (Is 61,1-2). Nella sinagoga, gli occhi di tutti sono fissi su di lui, che aggiunge: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”. È l’annuncio solenne del compiersi dell’“oggi” di Dio, dell’evento di grazia, cioè, che viene a realizzarsi “qui ed ora” per la salvezza di ogni uomo che l’accolga con cuore umile e grato. È l’“oggi” che fa dei nostri “oggi” tempo di salvezza e che rende nuovo e giovane il cuore di chi apra la porta al Dio che viene. Proprio così è l’“oggi” della sempre nuova giovinezza del mondo, e in particolare l’“oggi” di quei cuori giovani che stanno aprendosi al futuro di Dio per loro e hanno davanti a sé la vita da sognare e realizzare con Lui. Un “oggi” di cui i giovani sono protagonisti privilegiati, chiamati come sono alla vita dall’amore dell’Altissimo, che ha su ciascuno di loro disegni di pace, da attuarsi grazie alla loro collaborazione per il bene loro, della Chiesa e dell’intera comunità umana. Dalla Sinagoga di Nazareth, in quel sabato di quasi duemila anni fa, risuona allora la chiamata rivolta specialmente ai giovani a fare del loro presente l’“oggi” di Dio e a divenire così protagonisti della storia della salvezza propria e altrui con fede profonda, speranza audace e carità generosa e fedele. Preghiamo perché siamo tutti pronti a metterci in gioco nell’opera del Redentore del mondo e perché siano tanti i giovani a rispondere alla chiamata e tanto feconda sia la forza e la bellezza del loro sì al Signore: 

Ti preghiamo, Signore della vita e della storia, 
di rinnovare i nostri cuori col dono della Tua grazia: 
rendici giovani della Tua eterna giovinezza, 
forti e felici nel riconoscerci amati da Te, 
pronti al nuovo cui ogni giorno ci chiami, 
con l’immensa fiducia di chi, sapendosi amato da Te, 
sa di non essere mai solo e di poter confidare 
nella guida e nella forza del Tuo braccio santo. 
Rendi giovane e bella la Tua Chiesa, 
comunità dell’alleanza nuova con Te, 
stabilita nel sangue del Tuo Figlio, 
giovane Agnello immolato per noi peccatori, 
sorgente di eterna giovinezza nell’acqua della vita, 
nel pane dei pellegrini, nel soffio vivo e vivificante 
dello Spirito sempre nuovo nell’amore. 
Dona ai nostri giovani l’esperienza trasformante 
di riconoscersi amati da Te, raggiunti dalla Tua grazia 
nel popolo dell’alleanza nuova, per i meriti del Cristo 
e i doni della nuova creazione, da Lui inaugurata
e sempre in atto di compiersi sotto l’azione del Paraclito.
E Maria, la giovane figlia di Sion, interceda per noi,
perché uniti al Figlio Suo crocifisso e risorto
possiamo essere sempre e per tutti
i testimoni dell’accoglienza, dell’accompagnamento fedele,
del discernimento sapiente e dell’integrazione amorosa
di ogni persona cui ci mandi e che ci affidi, 
nella gioia di una giovinezza sempre nuova
del nostro cuore, abitato da Te. Amen. Alleluja!


di Bruno Forte, Arcivescovo Metropolita di Chieti-Vasto