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giovedì 8 giugno 2017

«Inchinarsi al potere umano, e ancor più al potere mafioso, rende schiavi ed uccide la speranza» mons. Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, indice una giornata di penitenza e digiuno mercoledì 21 giugno e una "Giornata di preghiera per la conversione dei mafiosi e la riconciliazione con la casa comune" ogni anno il primo sabato del mese di ottobre


«Inchinarsi al potere umano, e ancor più al potere mafioso, rende schiavi ed uccide la speranza. Torniamo al Signore con una fede autentica che non scende a compromessi col male». Lo scrive il vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva in una lettera «ai fedeli delle parrocchie di San Luca» chiedendo di «dedicare una giornata di penitenza e di digiuno con momenti di riflessione e di preghiera mercoledì 21 giugno». In tale giornata, avverte il vescovo, «sarà sospesa la prevista amministrazione delle Cresime agli adulti».

Una decisione forte e inedita, legata al recente baciamano al boss Giuseppe Giorgi catturato dopo 23 anni di latitanza («Il credente si inchina solo a Dio», è la ferma affermazione del vescovo), ma anche alla mancata presentazione di liste per le elezioni comunali di domenica, dopo un lungo commissariamento per infiltrazione mafiosa. Ieri l’autore del baciamano Antonio Vottari ha chiesto scusa al paese e alle istituzioni dal Tg regionale della Calabria, dicendo che voleva solo sa- lutare un amico fraterno che non vedeva da 20 anni (ma le immagini non dicono questo). Però il vescovo non mette sotto accusa l’intera comunità del comune aspromontano, purtroppo famoso per il potere della ’ndrangheta. «Ve lo chiedo – spiega infatti Oliva –, sapendo che non tutti siete colpevoli di certi gesti e che i figli non possono pagare le colpe dei genitori. Insieme, però, siamo chiamati a farci carico delle debolezze e fragilità dei nostri fratelli. Le loro ferite arrecano danno a tutti». Per questo, aggiunge, «a voi, come comunità credente, chiedo, altresì, di espiare il peccato di quei fedeli che sono sulla via del male. Insieme pregate il Signore, perché vi liberi da ogni forma di 'soggezione psicologica' verso chi vi vuole tenere sottomessi al suo potere. Anche la Madre di Dio vi vuole figli liberi e coraggiosi».

E qui il vescovo fa un ulteriore importante riferimento. Un vero appello ai fedeli sanluchesi e non solo. «Non permettete ad alcuno che vi rubi e si appropri della vostra devozione alla Madonna della Montagna di Polsi alla quale siete tanto legati: essa è inconciliabile con la ’ndrangheta, con il malaffare e lo spargimento di sangue ». Un chiaro riferimento ai vertici mafiosi che si tenevano nell’area del famoso e venerato santuario. Non solo preoccupazioni, però, nelle parole del vescovo. Oliva, infatti, inizia la sua lettera ricordando le «belle manifestazioni che hanno mostrato all’attenzione generale il volto positivo di questa comunità espresso in quello di tanti ragazzi e giovani, che si vedevano assegnata una struttura sportiva al termine del mandato amministrativo del Commissario prefettizio dottor Salvatore Gullì. Era il volto più bello di una comunità che aveva saputo rispondere alla sua azione amministrativa ». E questo, sottolinea Oliva, «aveva dato speranza e futuro alla comunità e soprattutto dimostrato che San Luca è una cittadina che è possibile amministrare ed i suoi cittadini sono disponibili a rispettare le regole della convivenza civile». Un messaggio «positivo e di speranza».

Ma poi arrivano i due fatti sui quali il vescovo intende «richiamare l’attenzione». Il primo è la mancata presentazione delle liste elettorali. Secondo il vescovo, malgrado l’ottimo lavoro del commissario, «è necessario che riprendiate in mano le vostre sorti politiche e amministrative secondo le regole democratiche. Non dobbiamo dimenticare che 'lo Stato siamo noi' e che ogni buona amministrazione dipende dalla coscienza civile di ognuno di voi». La seconda considerazione è strettamente legata. «La vera fede non tollera alcuna forma di connivenza con il male. Non è possibile essere cristiani appartenendo ad associazioni di stampo ndranghetista. Ed è mafiosa ogni forma di illegalità, di collusione, di arroganza e prepotenza, di corruzione, ogni traffico illecito, spaccio di droga, usura e sfruttamento dell’ambiente».

Ma, insiste il vescovo, «anche i silenzi omertosi uccidono il futuro della comunità e la speranza dei giovani», ed è dunque «assurdo pensare ad un futuro attraverso il malaffare, i traffici illeciti ed ogni altra forma di illegalità». Così a tutti chiede «un sussulto di umanità ed una conversione sincera alla vera fede ». E a chi si inchina ai boss ricorda il Primo comandamento 'Io sono il Signore, tuo Dio, non avrai altri dei di fronte a me'. «Ciò – conclude Oliva – esclude ogni forma di idolatria del denaro e del potere mafioso. Questa è la via che il vero credente è chiamato a seguire. Questa è la verità che rende liberi ».
(fonte: Avvenire 07/06/2017)

Una giornata di preghiera per la conversione dei mafiosi

Una "Giornata diocesana di preghiera per la conversione dei mafiosi e la riconciliazione con la casa comune". L'ha indetta con un proprio decreto monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, terra difficile, terra di 'ndrangheta, sequestri di persona, faide e narcotraffico, ma anche di forti iniziative di riscatto che vedono la Chiesa protagonista.

La Giornata di preghiera per la conversione dei mafiosi si celebrerà ogni anno il primo sabato del mese di ottobre nel Santuario “Nostra Signora dello Scoglio” a Placanica, in provincia di Reggio Calabria, e in tutti i Santuari diocesani in occasione delle feste in essi commemorate.

L'importante iniziativa, la prima in Italia, nasce, come si legge nel decreto del vescovo "accogliendo l’invito di papa Francesco a pregare il Signore, perché gli uomini e le donne delle diverse mafie smettano di fare il male, si convertano e, cambiando vita, riconoscano che il denaro degli affari sporchi e dei delitti mafiosi è ignobile, puzza e produce un potere iniquo che, sfruttando carenze economiche, sociali e politiche, dà origine a deplorevoli progetti criminali".

In questo modo si vuole ulteriormente ribadire "che la ‘ndrangheta e la mentalità mafiosa sono espressione di una cultura di morte, che si oppone radicalmente alla fede cristiana e al Vangelo".

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