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lunedì 20 novembre 2017

20 NOVEMBRE: giornata mondiale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza


20 NOVEMBRE: Giornata mondiale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza

Ascoltiamo (a malapena e non sempre) i nostri figli, ma quanta importanza diamo alla voce dei bambini, dei ragazzi e degli adolescenti nel loro insieme? Siamo molto lontani dall'essere una società "a misura di bambino", che ascolta e coinvolge bambini e ragazzi nelle questioni che più li riguardano, nelle politiche sociali e nella comunicazione. Questo video, creato dall'UNICEF in occasione della Giornata Mondiale dell'Infanzia (20 novembre 2017), invita in modo creativo a riflettere sull'importanza dell'ascolto della voce e dei sogni dei bambini e dei ragazzi.

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Bambini: i diritti negati di infanzia e adolescenza

Una giornata per i bambini e fatta da bambini: con questo augurio l’Unicef, per celebrare la 28esima Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (in cui ricorre l’anniversario dell’approvazione della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza), ha proposto ai bambini in tutto il mondo di «prendere il posto degli adulti» nelle scuole, negli uffici, nelle loro comunità di appartenenza.

Eppure è sempre l’Unicef che ci ricorda che, anche nella giornata di oggi, nessuno potrà impedire che muoiano 15 mila bambini sotto i 5 anni, o che, a causa di una violenza, ogni 5 minuti muoia una bambina o una ragazza, e ogni 7 muoia un bambino o un ragazzo. La strada per una tutela reale dei diritti dei minori è ancora lunga.

Guerra e povertà: i nemici di bambini e adolescenti

La guerra è nemica giurata dell’infanzia, ricorda l’Unicef. Ancora di più se pensiamo ai conflitti di oggi, che hanno come obiettivo non tanto quello di conquistare un territorio, quanto di distruggere un nemico. Donne e bambini diventano così obiettivi bellici: sterminare bambini significa eliminare i nemici del domani; la violenza sessuale e l’arruolamento di bambini soldato sono armi sempre più diffuse, entrambe con devastanti conseguenze psicologiche sui minori.

La guerra si accompagna alla povertà, altra condizione che impedisce ai bambini di vivere serenamente il loro tempo. In tutto il mondo sono 385 milioni i minori che vivono in condizioni di estrema povertà.

Tra loro, 8,5 milioni di loro sono siriani. Sono in condizioni difficili sia quelli rimasti con i propri familiari in Siria durante la guerra, sia quelli che hanno lasciato il paese e vivono ora da rifugiati nei paesi limitrofi. Tra questi milioni di bambini che vivono in estrema povertà ci sono anche tanti minori yemeniti, sud sudanesi, somali.

Dei bambini che vivono in aree di conflitto, 75 milioni hanno meno di 5 anni.

Infanzia: negato il diritto di nascere e crescere

La mortalità neonatale resta molto alta in particolare in due regioni del mondo: l’Asia meridionale (39%) e l’Africa subsahariana (38%). Eppure la nazione con la più alta percentuale di queste morti è l’India: qui si concentra il 24% dei casi.

Ci sono aree del mondo in cui sotto i 5 anni puoi morire anche per una semplice diarrea o una banale polmonite: ogni anno accade a 1,4 milioni di bambini.

Sono tanti i fattori che condizionano il corretto sviluppo celebrale di un bambino. Tra questi ci sono un ambiente sano e degli stimoli positivi. Purtroppo a molti bambini è negato anche questo: 300 milioni vivono in zone dove l’aria è tossica, mentre in 64 paesi un quarto dei bambini tra i 2 e i 4 anni non può giocare, cantare o leggere. In pratica non ha diritto all’infanzia.

Educazione violenta per bambini e adolescenti

La casa e la scuola dovrebbero essere i luoghi in cui ogni bambino trova rifugio e serenità. Purtroppo non è così. Secondo i dati Unicef raccolti in 30 paesi, 6 bambini su 10 di un anno di età sono regolarmente vittime di un’educazione violenta.


Anche a scuola la violenza fa parte del metodo educativo: 732 milioni di bambini in età scolare (il 50% del totale), vive in paesi in cui le punizioni fisiche a scuola sono ammesse. E anche nel nostro paese l’organizzazione Save the Children parla di “povertà educativa“.

Spose bambine, vittime di violenza e mutilazioni genitali

Nel caso delle bambine, l’educazione violenta si traduce in violenza sessuale: 15 milioni di adolescenti tra i 15 e i 19 anni hanno subito molestie o stupri. E nel 90% dei casiqueste violenze non arrivano da uno sconosciuto.

I matrimoni precoci sono ancora una realtà difficile da sradicare: nel mondo un quarto delle bambine è costretta a contrarre matrimonio prima di aver compiuto la maggiore età. Una piaga ancora più terribile è il perpetrarsi della pratica delle mutilazioni genitali femminili: le hanno subite 63 milioni di ragazze e bambine.

Diritti dei bambini: in Italia cresce la povertà minorile

Carenza di cure sanitarie adeguate, condizioni abitative non idonee, alimentazione non corretta: ecco cosa significa per un bambino essere povero in un paese come l’Italia.

A questo si sommano anche la mancanza di accesso a luoghi di svago, a un’istruzione di alto livello, a una protezione sociale e di inclusione. La crisi economica ha impoverito le famiglie, la politica non ha saputo garantire questi diritti ai minori. Per questo oggi in Italia la povertà minorile continua a crescere: in termini reali si parla di 2.297.000 minorenni in povertà relativa e 1.292.000 in povertà assoluta.

Migranti: i minori stranieri non accompagnati

Nel 2016 più di 100 mila migranti minorenni hanno attraversato il Mediterraneo per arrivare in Europa. Molti di loro viaggiavano da soli, cioè senza un adulto che lo accompagnasse. Si chiamano “minori stranieri non accompagnati”.


Sono ragazzi e ragazze in fuga dal loro paese, scappano da guerre, povertà, regimi autoritari, violenze, mancanza di un futuro. Sono diretti in Europa e non sempre vogliono fermarsi in Italia. Sono sempre più giovani: hanno anche 12 o 13 anni. Negli anni sta aumentando la percentuale di ragazze che arrivano, quasi tutte nigeriane. Nel 2016 sono arrivati in Italia 26 mila minori stranieri soli. Quest’anno, fino al 25 ottobre, sono stati 14.579 e rappresentano il 90% di tutti i bambini arrivati in Italia.

Migranti minori facili prede della tratta di esseri umani

I migranti minori non accompagnati sono soggetti particolarmente vulnerabili, perché hanno affrontato grandi dolori e grandi cambiamenti. Spesso sono indeboliti, perché arrivano da un viaggio di privazioni e di violenze, e solo in Europa possono sperare di ricevere cure adeguate.

Sono facili prede della tratta: se in tutto il mondo i bambini che finiscono nelle mani dei trafficanti sono un quarto delle vittime totali, il 57% di loro subisce tratta mentre sta attraversando i confini: le rotte della tratta a livello globale si sovrappongono alle rotte migratorie.

Diversa la destinazione in base al sesso: il 72% delle vittime di sesso femminile subisce sfruttamento sessuale; l’86% delle vittime di sesso maschile rilevate viene sottoposto a lavori forzati.
Legge Zampa: modello europeo per minori stranieri soli

Nel marzo di quest’anno (dopo uno stallo di 3 anni), l’Italia ha approvato la legge Zampa (dal nome della deputata Sandra Zampa, prima firmataria del provvedimento), che mira proprio a tutelare i minori stranieri non accompagnati.

In sintesi, la legge: sottolinea che i minori soli non possono mai essere espulsi; limita a 30 giorni la permanenza del minore in una struttura di prima accoglienza e alza gli standard per le strutture di seconda destinazione; impone una procedura multidisciplinare per accertare l’età del minore; rafforza il diritto alla salute e all’istruzione; istituisce l’albo dei tutori volontari, per permettere a ogni minore di avere un adulto legalmente responsabile di lui, almeno fino alla maggiore età.

A sei mesi dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, la legge non è ancora completamente implementata, ma con la sua approvazione l’Italia è diventato il primo paese in Europa a dotarsi di un sistema organico che considera i bambini migranti, prima di tutto, bambini.

Un futuro peggiore del passato? 
Dati e percezioni tra i giovanissimi

Secondo un nuovo studio dell’UNICEF presentato oggi in occasione della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell'Adolescenza, nonostante i progressi raggiunti a livello globale 1 bambino su 12 nel mondo vive in paesi in cui le sue attuali prospettive sono peggiori rispetto a quelle che avevano i suoi genitori.

180 milioni di bambini vivono in 37 Stati nei quali oggi le probabilità di cadere nella povertà estrema, di non poter andare a scuola o di morire in modo violento sono maggiori rispetto a 20 anni fa.

Lo studio dell’UNICEF rivela che:
La percentuale di persone che vivono con meno di 1,90 dollari al giorno è aumentata in 14 Stati, fra cui Benin, Camerun, Madagascar, Zambia e Zimbabwe. Questo aumento è principalmente dovuto a disordini, guerre o a una cattiva governance politica.
I tassi di iscrizione alla scuola primaria sono diminuiti in 21 Stati, fra cui Siria e Tanzania, a causa di fattori come la crisi finanziaria, la rapida crescita della popolazione e l’impatto dei conflitti.
Le morti per cause violente fra i bambini e gli adolescenti sotto i 19 anni sono aumentate in 7 Stati: Repubblica Centrafricana, Iraq, Libia, Sud Sudan, Siria, Ucraina e Yemen – tutti paesi dilaniati da gravi conflitti.
Quattro Stati – Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Siria e Yemen – hanno assistito a un declino in più di una di queste tre dimensioni prese in esame, mentre il Sud Sudan ha subito un declino in tutte e tre.

«Mentre l’ultima generazione ha beneficiato di grandi progressi nel tenore di vita, mai raggiunti in precedenza, è grottesco constatare che una parte dei loro figli ne sia rimasta esclusa, e non certo per colpa loro o delle loro famiglie» afferma Laurence Chandy, direttore del dipartimento Dati, Ricerca e Politiche dell'UNICEF.

«La speranza di ogni genitore, ovunque nel mondo, è di dare ai propri figli opportunità migliori rispetto a quelle che ha avuto da giovane. In questa Giornata Mondiale dell’Infanzia dobbiamo prendere consapevolezza dei tanti bambini che stanno invece vedendo le loro opportunità e prospettive di vita contrarsi.»

Poco ascolto e molte paure: un sondaggio tra 11.000 giovanissimi

Sempre oggi l'UNICEF ha reso pubblici gli esiti di un sondaggio effettuato su 11.000 bambini e ragazzidi età compresa tra i 9 e i 18 anni in 14 diversi Stati. I

l sondaggio evidenzia la profonda preoccupazione dei giovanissimi sulle questioni globali che colpiscono loro personalmente, o i loro coetanei, coome la violenza, il terrorismo, le guerre, i cambiamenti climatici, le disparità di trattamento verso i migranti e i rifugiati e la povertà.

Quando è stato chiesto di descrivere la propria percezione sulle decisioni che riguardano i bambini nel mondo, metà degli intervistati ha dichiarato di sentirsi deprivata dei propri diritti.

I bambini del Sudafrica e del Regno Unito sono quelli che si sentono maggiormente privati dei loro diritti: rispettivamente il 73% e il 71% del campione riferisce di percepire che le loro voci non vengono affatto ascoltate e che le loro opinioni non generano comunque alcun cambiamento.

All'opposto, i bambini dell'India sono quelli che si sentono maggiormente ascoltati: il 52% di essi ritiene che la propria voce venga presa in considerazione e possa essere di aiuto per il futuro del paese.

In tutti i 14 Stati gli intervistati hanno identificato terrorismo, carenze di istruzione e povertà come lequestioni prioritarie su cui vorrebbero che i leader mondiali intervenissero.

Complessivamente, la violenza sui minori è la principale paura per i giovanissimi: il 67% degli intervistati ammette di esserne "molto preoccupato", con punte intorno all'80% per i minorenni di Brasile(82%), Nigeria (77%) e Messico (74%).

I minori del Giappone sono invece quelli meno inclini a preoccuparsi della violenza, con un rassicurante23%. 

In tutti i 14 paesi considerati sono molto sentiti (in media, dal 65% del campione) i problemi delterrorismo e dell'istruzione carente.

I più preoccupati dall'ipotesi di rimanere vittime di atti di terrorismo sono, comprensibilmente, quelli diTurchia (81%) ed Egitto (75%). All'opposto, i bambini olandesi con il 30%. 

Quelli più sensibili al mancato accesso e alla scarsa qualità dell’istruzione sono i bambini brasiliani e nigeriani (oltre 8 bambini su 10).

Le discriminazioni nei confronti dei coetanei migranti e rifugiati rappresentano una preoccupazione per il 40% dei giovanissimi intervistati: il problema è percepito di più in Messico, Brasile e Turchia. In particolare, il 55% dei bambini messicani teme che questo fenomeno li possa colpire in prima persona.

Quasi metà (45%) dei bambini e dei ragazzi intervistati non si fida che che gli adulti del proprio paese e i leader mondiali prendano decisioni positive per i bambini. La percentuale più elevata di diffidenza si registra in Brasile (81%) e Sudafrica (69%), mentre i bambini dell'India esprimono il livello maggiore di fiducia nei leader: solamente il 30% non si fida.

Barack Obama, Cristiano Ronaldo, Justin Bieber e Taylor Swift sono i nomi più popolari che i bambini inviterebbero alla propria festa di compleanno, con l’ex presidente degli Stati Uniti che compare nella "top 5" in 9 dei 14 Stati presi in esame dal sondaggio.

Infine, guardare la televisione è l’hobby numero uno in 7 paesi su 14.

Informazioni metodologiche
Il sondaggio è stato realizzato dall'UNICEF in collaborazione con l'istituto di ricerca Lightspeed (ente facente parte del Kantar Group) somministrando un questionario a oltre 11.000 minorenni in: Brasile, India, Giappone, Kenya, Malesia, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nigeria, Egitto, Sud Africa, Turchia, Regno Unito e Stati Uniti. 

I 37 Stati in cui l'analisi condotta dall'UNICEF ha rilevato un peggioramento nelle condizioni di vita sono: Benin, Bolivia, Camerun, Repubblica Centrafricana, Comore, Costa D’Avorio, Djibouti, Guinea Equatoriale, Eritrea, Guatemala, Guyana, Guinea-Bissau, Giordania, Iraq, Kiribati, Libano, Liberia, Libia, Madagascar, Mali, Isole Marshall, Micronesia, Palau, Paraguay, Moldavia, Romania, Saint Kitts e Nevis, Isole Salomone, Sud Sudan, Siria, Tonga, Tanzania, Ucraina, Vanuatu, Yemen, Zambia e Zimbabwe.
(fonte: UNICEF Italia)