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martedì 20 settembre 2016

20 SETTEMBRE GIORNATA DI PREGHIERA PER LA PACE- La via per la pace di Massimo Toschi

La via per la pace 
di Massimo Toschi

Il papa verso Assisi apre le porte del dialogo interreligioso a chiunque, basti che preghi e che operi per la concordia. Con una “democratizzazione” del dialogo, che non è prerogativa di pochi esperti

Papa Francesco si è così espresso: «Martedi prossimo mi recherò ad Assisi per l’incontro di preghiera per la pace, a trent’anni da quello storico convocato da san Giovanni Paolo II. Invito le parrocchie, le associazioni ecclesiali, singoli fedeli di tutto il mondo a vivere quel giorno come una giornata di preghiera per la pace. Oggi più che mai abbiamo bisogno di pace in questa guerra, che è dappertutto nel mondo. Preghiamo per la pace. Sull’esempio di san Francesco, uomo di fraternità e di mitezza, siamo tutti chiamati a offrire al mondo una forte testimonianza del nostro comune impegno per la pace e la riconciliazione tra i popoli. Cosi martedì tutti uniti nella preghiera: ognuno si prenda un tempo, quello che può, per pregare per la pace. Tutto il mondo unito».

È noto che in questo giorni si tiene ad Assisi il convegno promosso dai vescovi umbri, dai francescani e dalla Comunità di sant’Egidio, il cui tema tocca il dialogo tra le culture e le religioni al servizio della pace. Il papa con questo appello mi sembra che abbia indicato un orizzonte ancora più largo: l’orizzonte della preghiera dei pacifici, che impegna tutte le parrocchie e tutte le comunità del mondo. Tutti i cristiani della terra e tutte le persone di buona volontà.

Di fronte alla guerra, che è dappertutto nel mondo, il papa indica la porta della preghiera come porta capace di spezzare la violenza e le sue devastazioni e fa un appello universale. Dunque non tanto e non solo il dialogo delle culture e delle dottrine, sempre utile, ma la pace che viene dalla forza degli uomini e delle donne in preghiera. L’8 settembre, nella memoria della natività di Maria, a santa Marta il papa aveva detto: «Non saranno i grandi manifesti e i grandi incontri internazionali, con tutte le splendide parole di una conferenza di successo, a costruire la pace che oggi tutti ti chiedono, perché stiamo vivendo una guerra». Papa Francesco, facendo memoria della nascita di Maria, sottolineava il rapporto tra la pace e la piccolezza di cui Maria e Betlemme sono segno.

Diceva ancora papa Francesco, insistendo su un punto: «Tu puoi parlare della pace con parole splendide, fare una conferenza di successo, ma se nel tuo piccolo, nel tuo cuore, non c’è pace, se nella tua famiglia non c’è pace, se nel tuo quartiere non c’è pace, se nel tuo posto di lavoro non c’è pace, non ci sarà pace neppure nel mondo». La parola di papa Francesco è quindi semplice: solo i piccoli fanno la pace e la pace nasce dalla piccolezza, perché nella piccolezza e nella debolezza opera Dio e si rende visibile la forza inerme della preghiera.

Il papa non sottovaluta le dottrine e i sapienti, ma si pone alla sequela di Francesco di Assisi, che consegna la parola del perdono alle città, a tutte le città, con il Vangelo sine glossa, con la preghiera dei poveri e degli umili. A Istanbul papa Francesco, nella sua visita del 2014 per la memoria di Sant’Andrea, disse con grande forza che la pace viene dall’ascolto: l’ascolto delle vittime, l’ascolto dei poveri e l’ascolto dei giovani. Ecco la preghiera come ascolto, che genera la pace come perdono, incontro e riconciliazione.

L’ecumenismo del sangue, l’ecumenismo delle vittime, unisce il mondo e avvicina la pace. Il martirio del fratello ebreo, del fratello cristiano, del fratello musulmano, di tutte le sorelle e i di tutti i fratelli che cercano Dio, avvicina la pace, perché il suo sangue è potente come quello di Abele. E la preghiera diventa così la forza per stare nel tempo della guerra e nel luogo della guerra. Molte volte ci si trova a scegliere tra restare o partire. Ricordiamo Algeri negli anni Novanta, Gerusalemme, ora Aleppo e Mosul,Damasco e Gaza e Bangui, l’elenco potrebbe continuare in modo illimitato. E ognuno sceglie come può, quando ci fossero davvero dei corridoi umanitari (quelli veri). Ma cristiani sono chiamati a restare in quella obbedienza fino alla morte e alla morte di croce, che produce salvezza e perdono per tutti.

Ecco, papa Francesco indica il sentiero di Assisi, il sentiero di Francesco di Assisi, non quello dell’astuzia della politica e della sua retorica, ma della consegna: della consegna della preghiera semplice, e dunque della preghiera dei semplici. Papa Francesco va ad Assisi non per celebrare un passato, seppur autorevole, ma per intraprendere con coraggio evangelico il futuro di Dio nel tempo della guerra. E il futuro di Dio sta nella preghiera incessante, che l’intera umanità, che le vittime fanno salire a Dio dai quattro angoli della terra. Oltre il dialogo interreligioso, oltre il dialogo delle culture, papa Francesco ci consegna il mistero delle tre porte: preghiera, perdono e riconciliazione, che nascono dalla conversione del cuore.

Questo passaggio delle tre porte implica la confessione dei nostri peccati contro la pace, quando abbiamo giustificato la guerra, quando abbiamo anteposto accordi astuti alla forza disarmata della verità, quando abbiamo preferito i nostri interessi, anche religiosi, al servizio degli ultimi, che spesso usiamo per le nostre politiche ambiziose. Ecco: conversione, preghiera e pace. Questa è la via che papa Francesco, seguendo Francesco di Assisi, indica all’intera umanità per costruite il tempo della fraternità.
(Fonte: Cittanuova)


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Appello di Papa Francesco 
Martedì 20 settembre 2016 - GIORNATA DI PREGHIERA PER LA PACE
Tutti uniti in preghiera: ognuno si prenda un tempo, quello che può, per pregare per la pace.
Tutto il mondo unito.