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mercoledì 20 settembre 2017

"Bellezza, la strada verso il vero" di Bruno Forte


Anticipiamo un estratto della lectio "Quale bellezza salverà il mondo?" che mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti-Vasto, terrà a Trani giovedì 21 settembre alle 20,30 nella Chiesa di San Giovanni in occasione dell’edizione 2017 dei “Dialoghi di Trani”, in programma dal 20 al 24 settembre.


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Bellezza, la strada verso il vero 
di Bruno Forte


Fra i pensatori del Novecento è stato Hans Urs von Balthasar ad avere il merito specialissimo di avvertire l’epocale attualità del bello come via per il recupero del vero e del bene in un’epoca tentata dalla rinuncia agli orizzonti di fondazione e di senso: il suo ragionamento è stringente, anche per il nostro presente. Non basta che la verità sia proposta dall’argomentazione logica e il bene comandato dall’imperativo etico. Occorre che entrambi si mostrino nel loro volto attraente e amabile, perché solo l’amore muove e convince: e l’amore è suscitato e nutrito unicamente dalla bellezza. Ciò di cui allora c’è urgente bisogno, al compimento della parabola dell’epoca moderna e fra le brume inquiete della cosiddetta postmodernità, è un cristianesimo che recuperi vigorosamente la centralità e la rilevanza del bello: ad un’umanità che tanto intensamente ha scoperto la mondanità del mondo e ha rincorso il progetto di emanciparsi da ogni dipendenza estranea all’orizzonte terreno, è necessario più che mai proporre il Dio in forma umana, lo scandalo al tempo stesso attraente e conturbante dell’umanità di Dio, dove il tutto del Mistero si offre nella debolezza del frammento. Perché questo ritorno al centro e cuore del cristianesimo non sia frainteso e non avvenga a discapito della Trascendenza libera e sovrana, occorre però riscoprire la gratuità del dono divino in cui consiste propriamente la bellezza, offerta grazie all’avvento dell’Eterno nel tempo. Soltanto chi ha riconosciuto il senso della bellezza nella gratuità dell’avvento paradossale del Tutto divino nel frammento del mondo grazie all’Incarnazione del Verbo, può anche annunciare credibilmente il Dio fatto carne, significativo per l’umanità resa ormai consapevole della piena dignità di tutto ciò che è storico e mondano e della drammaticità delle sfide poste a questa dignità. Sarà l’esplicita ed argomentata consapevolezza dell’offrirsi dell’infinito nel finito, e dunque sarà la comprensione estetica della rivelazione e della fede, la via capace di far giungere il messaggio della salvezza al mondo umano, «troppo umano», che è il nostro mondo. Questa via non sempre è stata seguita: si ha anzi l’impressione dell’emergere piuttosto recente di una nuova coscienza della fede riguardo al tema della bellezza che salva. Si potrebbe dire che il cristianesimo del ’900 ha avuto anzitutto bisogno di sottolineare la forza della Verità rivelata contro i riduzionismi delle diverse ideologie: l’ortodossia è stata baluardo necessario per difendersi dal possibile uso strumentale della fede da parte delle pretese totalitarie della 'ragione adulta' della modernità. A sua volta, la sfida della prassi si è profilata come spina nel fianco di affermazioni, che per la loro purezza rischiavano di apparire astratte e lontane dalla complessità della vita: la stagione dell’“ortoprassi” si è delineata in tutta la sua incidenza nelle varie forme di teologia politica, di teologie della liberazione e delle cosiddette “teologie del genitivo”, attente a mettere in luce la rilevanza pratica del messaggio cristiano riguardo ai più diversi aspetti dell’esistenza personale e sociale. Frutto acerbo di questi processi è stata la contrapposizione spesso accentuata fra identità e rilevanza, fra ortodossia e ortoprassi. Ciò cui oggi si assiste – dopo il tramonto dei “grandi racconti” ideologici e delle pretenziose “filosofie della prassi” – è il bisogno di un nuovo incontro fra impegno storico e verità, fra “fenomeno” e “fondamento”. È proprio la via della bellezza quella che sembra consentire quest’incontro: si tratta di mostrare come il Cristo non sia solo vero e giusto, ma anche bello («il bel Pastore» di Giovanni 10,11.14), e come sia proprio la bellezza a renderlo attraente e significativo per chi cerca ragioni per vivere e vivere insieme con gli altri. Dopo la necessaria affermazione dell’ortodossia e l’emergere dell’urgenza dell’ortoprassi, è forse possibile una sintesi nuova di queste due dimensioni lungo la via della bellezza: il tempo che si annuncia sarà probabilmente quello di una ritrovata “filocalia”, di un amore della bellezza capace di farne riconoscere il volto nel Signore Crocefisso, vera “porta della Bellezza”, che libera il frammento e lo redime per l’eternità.

(fonte: Avvenire 19/09/2017)