Benvenuto a chiunque è alla "ricerca di senso nel quotidiano"



domenica 10 settembre 2017

"Ho voluto venire fino a qui per dirvi che non siete soli... E vengo anche per imparare da voi... Non temete il futuro! Volate in alto e sognate grandi cose!" - VIAGGIO APOSTOLICO IN COLOMBIA 6-11 SETTEMBRE 2017 /2 (Cronaca, testi, foto e video)

VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN COLOMBIA
6-11 SETTEMBRE 2017

Giovedì 7 settembre 2017
BOGOTÁ
9.00Incontro con le Autorità nella Plaza de Armas della Casa de Nariño
9.30Visita di cortesia al Presidente nel Salone Protocollare della Casa de Nariño
10.20Visita alla Cattedrale
10.50Benedizione ai fedeli dal balcone del Palazzo Cardinalizio

Papa Francesco ha lasciato la Nunziatura apostolica di Bogotà, a bordo di una utilitaria Chevrolet, per recarsi al Palazzo presidenziale Casa de Narino per l'incontro con le autorità istituzionali e la società civile della Colombia e la visita di cortesia al presidente della Repubblica Juan Manuel Santos, premio Nobel per la Pace nel 2016 per lo storico accodo con l'ex guerriglia delle Farc.


Dopo la resa degli onori militari e l'esecuzione degli Inni nazionali, il Capo dello Stato e il Papa hanno salutato alcuni bambini e fedeli, prima di tenere i loro discorsi ufficiali davanti alle alte cariche istituzionali e religiose, al corpo diplomatico, a esponenti del mondo imprenditoriale, culturale e della società civile.








INCONTRO CON LE AUTORITÀ, IL CORPO DIPLOMATICO
E RAPPRESENTANTI DELLA SOCIETÀ CIVILE


"Grazie sua Santità per essere venuto fino a Colombia, ad accompagnarci e stimolarci per dare insieme a noi il primo passo verso la riconciliazione": ha sottolineato il presidente Juan Manuel Santos, accogliendo al palazzo presidenziale papa Francesco.


Guarda il video

Papa Francesco: non siete soli, sono qui per incitare alla pace e alla riconciliazione

...
Questo incontro mi offre l’opportunità di esprimere l’apprezzamento per gli sforzi compiuti, negli ultimi decenni, per porre fine alla violenza armata e trovare vie di riconciliazione. Nell’ultimo anno certamente si è progredito in modo particolare; i passi avanti fanno crescere la speranza, nella convinzione che la ricerca della pace è un lavoro sempre aperto, un compito che non dà tregua e che esige l’impegno di tutti. Lavoro che ci chiede di non venir meno nello sforzo di costruire l’unità della nazione e, malgrado gli ostacoli, le differenze e i diversi approcci sul modo di raggiungere la convivenza pacifica, persistere nella lotta per favorire la cultura dell’incontro, che esige di porre al centro di ogni azione politica, sociale ed economica la persona umana, la sua altissima dignità, e il rispetto del bene comune. Che questo sforzo ci faccia rifuggire da ogni tentazione di vendetta e ricerca di interessi solo particolari e a breve termine. Poco fa abbiamo udito cantare: “…percorrere il cammino ha bisogno del suo tempo”… Un lungo termine. Quanto più difficile è il cammino che conduce alla pace e all’intesa, tanto più impegno dobbiamo mettere nel riconoscere l’altro, sanare le ferite e costruire ponti, nello stringere legami e aiutarci a vicenda.

Il motto di questo Paese recita: «Libertà e Ordine». In queste due parole è racchiuso tutto un insegnamento. I cittadini devono essere stimati nella loro libertà e protetti con un ordine stabile. Non è la legge del più forte, ma la forza della legge, quella che è approvata da tutti, a reggere la convivenza pacifica. Occorrono leggi giuste che possano garantire tale armonia e aiutare a superare i conflitti che hanno distrutto questa Nazione per decenni; leggi che non nascono dall’esigenza pragmatica di ordinare la società bensì dal desiderio di risolvere le cause strutturali della povertà che generano esclusione e violenza. Solo così si guarisce da una malattia che rende fragile e indegna la società e la lascia sempre sulla soglia di nuove crisi. Non dimentichiamo che l’ingiustizia è la radice dei mali sociali .

In questa prospettiva, vi incoraggio a rivolgere lo sguardo a tutti coloro che oggi sono esclusi ed emarginati dalla società, quelli che non contano per la maggioranza e sono tenuti indietro e in un angolo. Tutti siamo necessari per creare e formare la società. Questa non si fa solo con alcuni di “sangue puro”, ma con tutti. E qui sta la grandezza e la bellezza di un Paese: nel fatto che tutti sono accolti e tutti sono importanti; come questi bambini, che con la loro spontaneità hanno voluto rendere questo protocollo molto più umano. Quindi, tutti siamo importanti. Nella diversità sta la ricchezza. Penso a quel primo viaggio di san Pietro Claver da Cartagena fino a Bogotá solcando il [fiume] Magdalena: la sua meraviglia è la nostra. Ieri e oggi, fissiamo lo sguardo sulle diverse etnie e gli abitanti delle zone più remote, sui contadini. La fissiamo sui più deboli, su quanti sono sfruttati e maltrattati, su quelli che non hanno voce perché ne sono stati privati, o non l’hanno avuta, o non è loro riconosciuta. Fissiamo lo sguardo anche sulla donna, sul suo apporto, il suo talento, il suo essere “madre” nei suoi diversi compiti. La Colombia ha bisogno di tutti per aprirsi al futuro con speranza.

La Chiesa, fedele alla sua missione, è impegnata per la pace, la giustizia e il bene comune. E’ consapevole che i principi evangelici costituiscono una dimensione significativa del tessuto sociale colombiano e per questo possono contribuire molto alla crescita del Paese; in modo speciale il sacro rispetto della vita umana, soprattutto la più debole e indifesa, è una pietra angolare nella costruzione di una società libera dalla violenza. Inoltre, non possiamo non mettere in risalto l’importanza sociale della famiglia, sognata da Dio come il frutto dell’amore degli sposi, «luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri». E, per favore, vi chiedo di ascoltare i poveri, quelli che soffrono. Guardateli negli occhi e lasciatevi interrogare in ogni momento dai loro volti solcati di dolore e dalle loro mani supplicanti. Da loro si imparano autentiche lezioni di vita, di umanità, di dignità. Perché loro, che gemono in catene, comprendono le parole di colui che morì sulla croce – come recita il vostro inno nazionale.

Signore e Signori, avete dinanzi a voi una bella e nobile missione, che è al tempo stesso un difficile compito. Risuona nel cuore di ogni colombiano lo spirito del gran compatriota Gabriel García Marquez...

Molto è il tempo passato nell’odio e nella vendetta… La solitudine di stare sempre gli uni contro gli altri si conta ormai a decenni e sa di cent’anni; non vogliamo che qualsiasi tipo di violenza restringa o annulli ancora una sola vita. E ho voluto venire fino a qui per dirvi che non siete soli, che siamo tanti a volervi accompagnare in questo passo; questo viaggio vuole essere un incitamento per voi, un contributo che spiani un po’ il cammino verso la riconciliazione e la pace.

Siete presenti nelle mie preghiere. Prego per voi, per il presente e per il futuro della Colombia. Grazie.

Guarda il video

 

Dopo l’incontro privato con il presidente Santos, che ha fatto seguito all’incontro con l’autorità, il Papa si è trasferito in “papamobile” dal palazzo presidenziale alla cattedrale di Bogotá. Dopo un giro della piazza Bolivar e la consegna delle chiavi della città da parte del sindaco, Francesco si è recato in cattedrale dove è stato accolto dal cardinale primate di Colombia, Ruben Salazar Gomez, e dal capitolo metropolitano che gli ha presentato le reliquie di Santa Elisabetta d’Ungheria. Il Papa ha poi attraversato la navata centrale – con numerose soste fuori programma tra i 3mila fedeli che lo hanno accolto festosamente – e ha raggiunto l’altare dove è collocato il quadro di “Nuestra Senora di Chiquinquirà”, patrona della Colombia. Francesco ha deposto un rosario davanti all’effige della Vergine e, dopo aver apposto la sua firma sul Libro d’Onore, si è recato a piedi al palazzo cardinalizio, attraverso la “Capilla del Sagrario”, dove ha salutato individualmente i membri del comitato organizzatore e i loro familiari.

Il Papa ha sostato in preghiera silenziosa davanti al quadro di Nuestra Señora del Rosario de Chiquinquirá

Nuestra Señora del Rosario de Chiquinquirá è il titolo con il quale viene venerata Maria in molti luoghi dell'America latina. 
Il titolo è legato all'immagine conservata nella Basilica di Nostra Signora del Rosario di Chiquinquirá, nella città e diocesi di Chiquinquirá; l'immagine, dipinta da Alonso de Narváez su un telo di cotone tessuto secondo le tecniche usate dagli indios tra il 1560 e il 1562, è una delle più antiche testimonianze dell'arte religiosa cristiana in Colombia.
La sacra immagine, davanti a cui ha sostato in preghiera il Papa, era partita dal santuario di Chiquinquirá venerdì 1 settembre e resterà nella Cattedrale di Bogotà fino al 10 settembre. Anche papa Giovanni Paolo II aveva pregato di fronte alla patrona della Colombia, nel 1986, visitando proprio il Santuario di Chiquinquirá. 


SALUTO DEL SANTO PADRE
AL POPOLO COLOMBIANO
Balcone del Palazzo Cardinalizio (Bogotá)
Giovedì, 7 settembre 2017

Guarda il video

Il Santo Padre si è affacciato  dal palazzo cardinalizio di Bogotá per impartire la benedizione ai fedeli radunati nella piazza

Sono i giovani, accorsi a Bogotà da ogni parte del Paese, i destinatari principali della benedizione di Papa Francesco ai fedeli dal balcone del palazzo cardinalizio. 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Vi saluto con grande gioia e vi ringrazio per questo caloroso benvenuto. «In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi» (Lc 10,5-6).

Oggi entro in questa casa che è la Colombia dicendovi: “La pace sia con voi!”. [Rispondono: “E con il tuo spirito!”] Questa era l’espressione di saluto di ogni ebreo e anche di Gesù. Ho desiderato venire fin qui come pellegrino di pace e di speranza, e desidero vivere questi momenti di incontro con gioia, ringraziando Dio per tutto il bene che ha compiuto in questa Nazione, nella vita di ogni persona.

E vengo anche per imparare; sì, imparare da voi, dalla vostra fede, dalla vostra fortezza di fronte alle avversità. Perché voi sapete che il vescovo e il sacerdote devono imparare dal loro popolo, e per questo vengo a imparare, a imparare da voi: sono vescovo e vengo a imparare. Avete vissuto momenti difficili e bui, però il Signore è vicino a voi, nel cuore di ogni figlio e figlia di questo Paese. Il Signore non è selettivo, non esclude nessuno, il Signore abbraccia tutti; e tutti – sentite questo – tutti siamo importanti e necessari per Lui. Durante questi giorni vorrei condividere con voi la verità più importante: che Dio ci ama con amore di Padre e ci incoraggia a continuare a cercare e a desiderare la pace, quella pace che è autentica e duratura. Dio ci ama con amore di Padre. Lo ripetiamo insieme? [Tutti: “Dio ci ama con amore di Padre”]. Grazie!

Bene, io avevo scritto qui: “Vedo qui molti giovani…”. Ma anche se avessi gli occhi bendati so che questa confusione la possono fare solo i giovani! Voi giovani – mi rivolgo a voi – siete venuti da ogni parte del Paese: cachacos (originari di Bogotá), costeños (abitanti della costa), paisas (della regione di Antioquia, Caldas, Risaralda e Quindío), vallunos (dalla Valle del Cauca) e llaneros (dalle pianure) …da tutte le parti! Per me è sempre motivo di gioia incontrarmi con i giovani. In questo giorno vi dico: per favore, tenete viva la gioia, perché è segno del cuore giovane, del cuore che ha incontrato il Signore. E se voi mantenete viva questa gioia con Gesù, nessuno ve la può togliere, nessuno (cfr Gv 16,22)! Ma, nel dubbio, vi consiglio: non lasciatevela rubare, abbiate cura di tale gioia che tutto unifica nel sapersi amati dal Signore. Perché, come abbiamo detto all’inizio, Dio ci ama… com’era? [rispondono: “Dio ci ama con cuore di Padre”]. Di nuovo! [“Dio ci ama con cuore di Padre”]. E questo è il principio della gioia. Il fuoco dell’amore di Gesù rende traboccante questa gioia ed è sufficiente per incendiare il mondo intero. Che cosa dunque potrebbe impedirvi di cambiare questa società e quello che voi vi proponete? Non temete il futuro! Osate sognare grandi cose! A questo grande sogno io oggi vi invito. Per favore, non perdetevi in bazzecole, non volate rasoterra, no, volate in alto e sognate grandi cose!

Voi giovani avete una speciale sensibilità per riconoscere la sofferenza degli altri – è interessante, voi ve ne accorgete subito. Il volontariato del mondo intero si nutre di migliaia di voi che siete capaci di mettere a disposizione il vostro tempo, di rinunciare alle vostre comodità, a progetti centrati su voi stessi, per lasciarvi commuovere dalle necessità dei più fragili e dedicarvi a loro. Ma può anche succedere che siete nati in ambienti dove la morte, il dolore, la divisione sono penetrate tanto a fondo da lasciarvi quasi nauseati e come anestetizzati dal dolore. Per questo vi voglio dire: lasciate che le sofferenze dei vostri fratelli colombiani vi smuovano! E aiutate noi anziani a non abituarci al dolore e all’abbandono. Abbiamo bisogno di voi, aiutateci in questo, a non abituarci al dolore e all’abbandono.

Anche voi, ragazzi e ragazze, che vivete in ambienti complessi, con realtà diverse e situazioni familiari le più varie, vi siete abituati a vedere che nel mondo non tutto è bianco e neppure tutto nero; che la vita quotidiana si risolve in un’ampia gamma di differenti tonalità di grigio – è vero –, e questo vi può esporre al rischio di cadere in un’atmosfera di relativismo, mettendo in disparte quella potenzialità che hanno i giovani di comprendere il dolore di coloro che hanno sofferto. Voi avete la capacità non solo di giudicare, di segnalare sbagli – perché ve ne accorgete subito –, ma anche quell’altra capacità bella e costruttiva: quella di comprendere. Comprendere che anche dietro un errore – perché, parliamoci chiaro, l’errore è errore e non bisogna mascherarlo –, e voi siete capaci di comprendere che anche dietro un errore c’è un’infinità di ragioni, di attenuanti. Quanto ha bisogno di voi la Colombia per mettersi nei panni di quelli che molte generazioni fa non hanno potuto o saputo farlo, o non azzeccarono il modo giusto per riuscire a comprendere!

A voi, giovani, risulta molto facile incontrarsi, vi è facile incontrarvi... E adesso vi faccio una domanda: qui vi siete incontrati tutti, da che ora siete qui?... [rispondono] Vedete, che siete coraggiosi? Per voi è molto facile incontrarvi: vi basta, per incontrarvi, un avvenimento come questo, un buon caffè, una bibita o qualunque cosa come pretesto per far nascere un incontro... Qualunque cosa è una buona scusa per l’incontro. I giovani si ritrovano nella musica, nell’arte... Persino una finale tra l’Atlético Nacional e l’América di Cali è un’occasione per stare insieme! Voi, poiché avete questa facilità di incontrarvi, potete insegnare a noi grandi che la cultura dell’incontro non significa pensare, vivere o reagire tutti nello stesso modo, no, non è questo; la cultura dell’incontro significa sapere che al di là delle nostre differenze siamo tutti parte di qualcosa di grande che ci unisce e ci trascende, siamo parte di questo meraviglioso Paese. Aiutateci a entrare, noi grandi, in questa cultura dell’incontro che voi praticate così bene!

Inoltre, la vostra giovinezza vi rende anche capaci di qualcosa di molto difficile nella vita: perdonare. Perdonare coloro che ci hanno ferito; è notevole vedere come voi non vi lasciate invischiare da vecchie storie, come guardate in modo strano quando noi adulti ripetiamo fatti di divisione semplicemente perché siamo attaccati a dei rancori. Voi ci aiutate in questo intento di lasciarci alle spalle quello che ci ha offeso, nel guardare avanti senza l’ostacolo dell’odio, perché voi ci fate vedere tutta la realtà che abbiamo davanti, tutta la Colombia che desidera crescere e continuare a svilupparsi; quella Colombia che ha bisogno di tutti e che noi anziani dobbiamo consegnare a voi.

E precisamente per questa capacità di perdonare [voi giovani] affrontate l’enorme sfida di aiutarci a risanare il nostro cuore. Ascoltate questa cosa che vi chiedo: aiutarci a guarire il nostro cuore. Lo diciamo tutti insieme? [Tutti: “Aiutarci a guarire il nostro cuore”] E’ un aiuto che vi chiedo: di contagiarci con la speranza giovane che avete voi, quella speranza che è sempre disposta a concedere agli altri una seconda opportunità. Gli ambienti di disperazione e incredulità fanno ammalare l’anima, ambienti in cui non si trovano vie d’uscita ai problemi, anzi, dove si boicottano quelli che cercano di trovarle, e danneggiano la speranza di cui ogni comunità ha bisogno per andare avanti. Che le vostre aspirazioni e progetti diano ossigeno alla Colombia e la riempiano di salutari utopie.

Giovani, sognate, muovetevi, rischiate, guardate la vita con un sorriso nuovo, andate avanti, non abbiate paura! Solo così troverete il coraggio di scoprire il Paese che si nasconde dietro le montagne: quello che va oltre i titoli dei giornali e non rientra nelle preoccupazioni quotidiane perché è tanto lontano. Quel Paese che non si vede e che fa parte di questo corpo sociale che ha bisogno di noi. Voi giovani siete capaci di scoprire la Colombia profonda. I cuori dei giovani sono stimolati davanti alle grandi sfide. Quanta bellezza naturale da contemplare senza necessità di sfruttarla! Quanti giovani come voi hanno bisogno della vostra mano tesa, della vostra spalla per intravedere un futuro migliore!

Oggi ho voluto vivere questo momento con voi; sono sicuro che in voi c’è il potenziale necessario per costruire – costruire! – la nazione che abbiamo sempre sognato. I giovani sono la speranza della Colombia e della Chiesa; nel loro camminare e nei loro passi scorgiamo quelli di Gesù, Messaggero della Pace, di Colui che sempre ci porta buone notizie.

Mi rivolgo ora a tutti voi, cari fratelli e sorelle di questo amato Paese: bambini, giovani, adulti e anziani, voi che volete essere portatori di speranza; che le difficoltà non vi opprimano, che la violenza non vi abbatta, che il male non vi vinca. Crediamo che Gesù, con il suo amore e la sua misericordia che rimangono per sempre, ha vinto il male, ha vinto il peccato e la morte. Lo ripetiamo? [ripetono: “Gesù ha vinto il male, il peccato e la morte”] Basta solo andargli incontro. Andate incontro a Gesù! Vi invito all’impegno – non al risultato compiuto – all’impegno. A cosa vi invito? [rispondono: “All’impegno”] E cos’è che non dovete aspettarvi? [rispondono: “Il risultato compiuto”] Bene, congratulazioni! Allora, prendetevi questo impegno per il rinnovamento della società, perché sia giusta, stabile, feconda. Da questo luogo, vi incoraggio a confidare nel Signore, che è l’unico che ci sostiene, l’unico che ci incoraggia per poter contribuire alla riconciliazione e alla pace.

Vi abbraccio tutti e ciascuno: tutti quelli che siete qui, i malati, i più poveri, gli emarginati, i bisognosi, gli anziani, quelli che sono a casa... tutti; tutti siete nel mio cuore. E prego Dio che vi benedica. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie!

Prima di andarmene, se voi volete, vi do la benedizione. Preghiamo tutti insieme la Vergine: “Ave Maria…”.

[Benedizione]

Arrivederci!

Guarda il video